“Vi racconto la mia idea di prodotto”
Un trionfo di colori con il rosso che sovrasta, un cesto stracolmo di prodotti dell’orto, pane, formaggi, gli ingredienti semplici con cui prepariamo quotidianamente il nostro mangiare messi lì sospesi sul piano cottura, dove a pensarci bene, è naturale che siano.
L’incarico a Gaetano Pesce di interpretare un prodotto industriale attraverso l’estro sperimentale della sua creatività è stato dato dalla Fondazione Ermanno Casoli, pensando alla cucina di una sua architettura recentemente realizzata, il Pescetrullo.
Un ulteriore modo per la Fondazione dedicata alla memoria del fondatore di Elica di perseguire il suo obiettivo principale di far dialogare l’arte con l’industria.
Pescecappa evoca il viaggio in una memoria intima profusa di atmosfere domestiche, tradotta con un linguaggio che, attraverso l’uso di materiali innovativi, guarda al futuro, ma chiama a raccolta con l’immaginazione tutti gli ingredienti che evocano da secoli il cibo, li trasforma in un oggetto inconsueto carico di allegria e calore.
Effetto choc per chi associa il design alla purezza delle linee, al rigore, alla bellezza “composta” e alle geometrie astratte, ma saper leggere il messaggio di questa cappa vuol dire fare un passo verso ciò che Pesce concepisce come il prodotto industriale del futuro, un oggetto che, contravvenendo alla serialità della catena di montaggio, permetta al consumatore di intervenire sulla forma estetica finale.
L’architetto Gaetano Pesce lo racconta ai dipendenti nellauditorium Elica della sede di Fabriano in una mattina di fine luglio. Manager, impiegati, progettisti e prototipisti riuniti per ascoltare dalla voce del suo “creatore”, la genesi di Pescecappa raccontata attraverso la storia degli oggetti da lui realizzati dagli anni ’70 in poi, rendendolo un grande protagonisti del design italiano e uno dei più conosciuti in ambito internazionale.
“La creatività fine a se stessa non serve a niente, ma acquista valore quando sa offrire qualcosa di utile”. Con questa affermazione Pesce inizia un viaggio nella sua storia di architetto e designer alla continua ricerca di linguaggi inediti sperimentali e ricchi di contaminazioni.
Gli oggetti che hanno segnato il suo percorso professionale sono anche quelli nel quale si identifica da trent’anni uno stile unico nel design, nella progettazione architettonica, nella creazione di accessori personali come i gioielli: il suo lavoro spazia continuamente alla ricerca di forme e materiali che sappiano comunicare concretezza, perché, come egli stesso precisa, “con l’astrazione non si può comunicare”.
Una concretezza sempre originale di cui il pubblico coglie immediatamente il valore.
Per Pesce la bellezza di un oggetto è nel suo essere unico e, in un mondo standardizzato, la possibilità di realizzare un prodotto connotato da elementi personali diventa indispensabile per affermare un concetto di individualità spesso sacrificato. “Per la produzione industriale” spiega Pesce “è finita l’epoca delle copie tutte uguali e siamo entrati nell’epoca dei pezzi unici, che si possono ottenere anche con una sofisticata produzione seriale”.
Per Pesce la terza rivoluzione industriale sarà quella che aprirà il mercato all’oggetto personalizzato, in parte intuita dall’industria automobilistica, e le aziende che sapranno entrare velocemente in questa nuova logica ne trarranno un sicuro vantaggio.
La persona tornerà ad essere il fulcro dell’attività produttiva del futuro prossimo, l’individuo infatti, è il detentore indiscusso di quell’umanità imperfetta che arricchisce esteticamente il contenuto degli oggetti, che proprio attraverso l’errore e il caso diventano unici e irripetibili. Il valore di ciò che è diverso tornerà ad affermarsi nella produzione in opposizione ad un mondo globalizzato che tende ad uniformare tutto.
Pescecappa nella sua unica e straordinaria originalità può considerarsi come il manifesto più esplicito di questo pensiero innovativo.
L’incarico a Gaetano Pesce di interpretare un prodotto industriale attraverso l’estro sperimentale della sua creatività è stato dato dalla Fondazione Ermanno Casoli, pensando alla cucina di una sua architettura recentemente realizzata, il Pescetrullo.
Un ulteriore modo per la Fondazione dedicata alla memoria del fondatore di Elica di perseguire il suo obiettivo principale di far dialogare l’arte con l’industria.
Pescecappa evoca il viaggio in una memoria intima profusa di atmosfere domestiche, tradotta con un linguaggio che, attraverso l’uso di materiali innovativi, guarda al futuro, ma chiama a raccolta con l’immaginazione tutti gli ingredienti che evocano da secoli il cibo, li trasforma in un oggetto inconsueto carico di allegria e calore.
Effetto choc per chi associa il design alla purezza delle linee, al rigore, alla bellezza “composta” e alle geometrie astratte, ma saper leggere il messaggio di questa cappa vuol dire fare un passo verso ciò che Pesce concepisce come il prodotto industriale del futuro, un oggetto che, contravvenendo alla serialità della catena di montaggio, permetta al consumatore di intervenire sulla forma estetica finale.
L’architetto Gaetano Pesce lo racconta ai dipendenti nellauditorium Elica della sede di Fabriano in una mattina di fine luglio. Manager, impiegati, progettisti e prototipisti riuniti per ascoltare dalla voce del suo “creatore”, la genesi di Pescecappa raccontata attraverso la storia degli oggetti da lui realizzati dagli anni ’70 in poi, rendendolo un grande protagonisti del design italiano e uno dei più conosciuti in ambito internazionale.
“La creatività fine a se stessa non serve a niente, ma acquista valore quando sa offrire qualcosa di utile”. Con questa affermazione Pesce inizia un viaggio nella sua storia di architetto e designer alla continua ricerca di linguaggi inediti sperimentali e ricchi di contaminazioni.
Gli oggetti che hanno segnato il suo percorso professionale sono anche quelli nel quale si identifica da trent’anni uno stile unico nel design, nella progettazione architettonica, nella creazione di accessori personali come i gioielli: il suo lavoro spazia continuamente alla ricerca di forme e materiali che sappiano comunicare concretezza, perché, come egli stesso precisa, “con l’astrazione non si può comunicare”.
Una concretezza sempre originale di cui il pubblico coglie immediatamente il valore.
Per Pesce la bellezza di un oggetto è nel suo essere unico e, in un mondo standardizzato, la possibilità di realizzare un prodotto connotato da elementi personali diventa indispensabile per affermare un concetto di individualità spesso sacrificato. “Per la produzione industriale” spiega Pesce “è finita l’epoca delle copie tutte uguali e siamo entrati nell’epoca dei pezzi unici, che si possono ottenere anche con una sofisticata produzione seriale”.
Per Pesce la terza rivoluzione industriale sarà quella che aprirà il mercato all’oggetto personalizzato, in parte intuita dall’industria automobilistica, e le aziende che sapranno entrare velocemente in questa nuova logica ne trarranno un sicuro vantaggio.
La persona tornerà ad essere il fulcro dell’attività produttiva del futuro prossimo, l’individuo infatti, è il detentore indiscusso di quell’umanità imperfetta che arricchisce esteticamente il contenuto degli oggetti, che proprio attraverso l’errore e il caso diventano unici e irripetibili. Il valore di ciò che è diverso tornerà ad affermarsi nella produzione in opposizione ad un mondo globalizzato che tende ad uniformare tutto.
Pescecappa nella sua unica e straordinaria originalità può considerarsi come il manifesto più esplicito di questo pensiero innovativo.
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